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Introduzione

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I documenti che presentiamo qui in forma digitale desiderano ampliare la scarna conoscenza attuale della personalità e degli studi del Marchese di Monterosato. Tommaso Di Maria morì senza figli nel 1927. Alla sua morte, l'enorme collezione era già stata ceduta, ma rimasero numerosi materiali malacologici; come ovviamente, ancora più numerosi documenti personali di ogni tipo. Nel suo testamento, il Marchese lasciò erede usufruttuaria dei suoi beni mobili ed immobili l'amata moglie Teresa Ferrara, e la piena proprietà alla nipote, Carolina Di Maria vedova Ryolo, e ai suoi sei figli, quattro maschi (Domenico, Francesco, Casimiro e Antonino) e due femmine (Rosalia e Maria). Carolina era figlia di Francesco Paolo Di Maria, fratellastro di Tommaso (in quanto figlio di primo letto del padre Casimiro).

Sia nel testamento che nelle successive divisioni dei beni mobili, non c'è alcun riferimento a documenti, libri o conchiglie Monterosato. Forse, semplicemente, questo materiale, originariamente custodito nella casa palermitana di Casimiro Di Maria (fratello di Carolina), poco interessato alla malacologia, sarà stato aggiunto a tutti gli altri documenti di famiglia, arrivando alla fine nella casa di campagna di Carolina a Milazzo. Possiamo immaginare che strada facendo abbia perso qualche "pezzo", e qualche altro potrebbe essere stato sottratto da ladri che hanno visitato la villa, abitata negli ultimi anni da Domenico Ryolo e dalla moglie Vittoria, custodi dell'eredità Monterosato.

Domenico Ryolo (1895-1988) fu un noto archeologo, e consacrò in particolare la sua attività di studioso alla storia del territorio Milazzese e delle aree vicine. Amico e collaboratore di Luigi Bernabò Brea, effettuò con lui numerose campagne di scavo, la più nota delle quali fu forse quella che portò alla scoperta dell'ubicazione dell'antica città di Longane. Autore di numerosissime pubblicazioni, spesso firmate D. Ryolo Di Maria, a lui è dedicato l'Antiquarium Municipale di Milazzo. Domenico Ryolo era un uomo di cultura e, come tale, solito a prestare liberalmente libri e documenti del suo immenso archivio a ricercatori locali. Dopo la sua morte, non c'è ragione di ritenere che sua moglie Vittoria non ne abbia seguito l'esempio.

Ma l'unica perdita sicuramente documentata risale a pochi anni orsono, quando un signore - poichè saremo costretti altrove a citarlo, e nei suoi confronti è in corso un'azione giudiziaria, lo chiameremo semplicemente: signor *** - ottenne in esame proprio dalla vedova di Domenico, già piuttosto anziana, gran parte di questo materiale. Tale prezioso materiale, tuttavia, invece di essere studiato, dopo la morte di Vittoria fu immediatamente smembrato e venduto ad antiquari, privati e musei di tutto il mondo - è in nostro possesso una lettera del signor ***, spedita a un libraio appena pochi giorni dopo la scomparsa di Vittoria, nella quale testualmente scrive: «le invio l'elenco dei libri dell'ex biblioteca Monterosato e la consistenza dei carteggi»…

Dopo questa squallida vicenda, restò più o meno compatta, sia pur mutilata, la sola parte strettamente malacologica dell'archivio personale. Stefano, che ebbe casualmente occasione di visionare quanto rimasto, rese noto quanto stava succedendo, e cercò di far si che un Ente pubblico lo acquisisse, ma fallì su tutta la linea. A questo punto, la strada, fin qui in sempre più penosa discesa, cambia finalmente direzione.

Un noto uomo di cultura palermitano, Riccardo Giannuzzi Savelli, già famoso fra l'altro per aver contribuito in modo determinante proprio alla stampa dell'Opera Omnia di Monterosato, decide di acquisire per sé quanto rimasto, e in seguito molto liberalmente dà a Stefano la possibilità di studiare quanto in suo possesso. Decide inoltre, in seguito, di donare a un Ente pubblico parte di quanto da lui acquisito. Poi, quasi contemporaneamente, accade un incontro fortunato. Laura, nipote di Carolina (figlia di Antonino Ryolo) che stava per conto proprio raccogliendo e digitalizzando i documenti relativi alla storia della sua famiglia ereditati dalla zia Vittoria, viene a sapere - sia benedetto Google! - dell'esistenza di Stefano, e gli comunica di essere disposta a lasciargli visionare quanto in suo possesso.

A questo punto, le strade di Laura e Stefano si uniscono, e decidono di cercare insieme di rendere disponibile al pubblico i documenti più interessanti in propria mano, riunendo infine in un unico supporto digitale quanto sia di proprietà di Laura che di Riccardo. Quanto qui è contenuto è frutto di questo lavoro comune. Non siamo bibliotecari né tantomeno archivisti, e conseguentemente forse tante cose che abbiamo fatto avrebbero potuto essere realizzate molto meglio: ma fatte le abbiamo, sacrificando tanta parte del nostro tempo libero a questo scopo. A tutt'oggi abbiamo digitalizzato oltre 15.000 pagine fra quanto ci è passato sottomano della biblioteca, della corrispondenza e dei manoscritti; e ancora non abbiamo finito. Tutto questo materiale è stato e viene reso liberamente usufruibile in rete.

Perchè questo sforzo? Indubbiamente per il fascino personale che, in maniera diversa, il Marchese esercitava ed esercita in noi. Ma anche perché siamo ambedue dolorosamente coscienti che una civiltà la quale, in nome del dio Denaro, sempre più ignori, infanghi, smembri e distrugga le memorie del proprio passato, ben presto civiltà cesserà di essere. Iniziando questa "avventura della memoria", Stefano e Laura si sono divisi i compiti, ovvero il primo avrebbe posto mano alla parte più specificamente malacologica e scientifica, la seconda a quella storico-biografica. Tuttavia, le righe che seguono sono state sostanzialmente stese in comune, in quanto riguardano un argomento che risulta inscindibilmente sia biografico che scientifico.

L'argomento, o meglio la domanda, è:

Perché Tommaso vendette la sua collezione?

E qui dobbiamo fare subito un inciso. Vendette la sola collezione, non la sua biblioteca, né tantomeno il suo archivio. La biblioteca, col resto, fu trasmessa agli eredi, e parte di essa è giunta a Laura; con tante opere minuziosamente annotate a matita, senza ex-libris - ma con un semplice bollino "a fiore" che conserva la sua numerazione dei testi. Quanto manca, tanto, tantissimo, lo dobbiamo al signor ***. E qui ci tratteniamo, veramente a stento, dal dire altro: o meglio, abbiamo cancellato quanto in origine qui scritto.

Una di queste opere, il Weinkauff, fu notata da Stefano, incompleta, in una sorta di listino-prezzi che il signor *** aveva spedito a mezza Italia. Sebbene malridotta e scompleta, Stefano la acquistò, essenzialmente perchè si poteva dire che non ci fosse riga che non avesse un appunto di mano di Tommaso. Il caso ha voluto che l'altro volume della stessa opera fortunatamente non fosse stato "studiato", ma legittimamente pervenuto a Laura: col che Stefano ha donato il proprio volume a Laura, e Laura ha potuto ri-donare l'opera, miracolosamente ritornata completa, a un Ente pubblico.

Strani casi della vita…

Ma torniamo alla collezione…

Piero Piani, che ha avuto sottomano, e ben studiato, tutte le biografie di Monterosato, avvalora la tesi che, in tarda età, egli si sia trovato in grosso disagio economico, e che la vendita sia essenzialmente dovuta a questo. L'opinione di Piani non è da sottovalutare, in quanto questo studioso più di ogni altro ha saputo amorosamente rivalutare, in tempi moderni, la figura di Monterosato, caduta in oblio per decenni insieme alla scienza tassonomica che egli incarnava. Stefano stesso ricorda che, da bambino, anziani collezionisti (Priolo, Settepassi…) gli raccontarono questa versione. Tuttavia, quanto ora a nostra disposizione non concorda con questa tesi.

Da un punto di vista biografico, sebbene certamente dopo la Grande Guerra il tenore di vita dei Monterosato dovesse essersi abbassato: 1921«le enormi tasse mi hanno sconvolto e impoverito, spero che altri bisogni non mi mettano in imbarazzo», si deve considerare che Tommaso aveva fino allora condotto una vita principesca, non negandosi praticamente nulla di ciò che desiderasse, soprattutto i tanti viaggi con lunghi soggiorni anche all'estero: 1911«Il giorno 18 sono stati compiuti 4 mesi ed ancora ne abbiamo, tutto compreso, per un altro mese, ciò che fa 5, grazie all'epidemia. Per fortuna la forte spesa non ci incomoda e l'assenza da Palermo ci viene compensata dal viaggio riuscitissimo fino ad ora».

Egli stesso nel suo testamento (1926) scrive testualmente: «ringrazio Dio per avermi concesso lunga vita e senza imbarazzi finanziari», e lascia la moglie usufruttuaria di tutti i beni mobili e immobili, i redditi di tutte le rendite, nonché gli interessi dei capitali depositati alla Banca d'Italia e in altri istituti di credito; beni che a sua volta la sua erede universale, la nipote Carolina, lascerà, come da testamento, ai figli. La sua eredità fu veramente cospicua e leggendo l'inventario della casa di via Ugdulena, così ricca di arredi, mobili e oggetti preziosi, sarebbe difficile crederla l'abitazione di una persona in gravi difficoltà economiche. Infine, Tommaso aveva a sua volta ricevuto da poco una sostanziosa eredità. Da un punto di vista scientifico, Stefano ha poi notato nella corrispondenza rimasta una cartolina della vedova Sulliotti, datata 8 luglio 1925, nella quale la stessa evidentemente risponde a Tommaso circa una sua proposta di acquistare la collezione del marito, morto da appena pochi giorni.

Dunque, ancora nel 1925 il… vecchio leone, a 84 anni, poteva pensare di acquisire una collezione, e per giunta particolarmente costosa, perché costituita essenzialmente da Cypraeidae, in assoluto le conchiglie più care. Se Egli fosse stato in almeno relativa povertà, un intendimento del genere non avrebbe avuto senso. (Per inciso, si trattava di tempi nei quali i Musei italiani ancora acquisivano attivamente materiale, mentre in età moderna si fanno quasi sempre scrupolo - non parliamo di acquisti… - di rifiutare anche qualsiasi donazione che possa aumentare l'intollerabile "carico di lavoro"… La collezione Sulliotti fu acquistata, grazie a una dotazione straordinaria, dal Museo Civico di Storia Naturale di Genova.)

Dunque, noi crediamo che Egli volle disfarsi della sua raccolta.

Probabilmente perché, avendone acquisite tante, si rendeva perfettamente conto dello sfacelo in cui in poco tempo viene a versare una collezione non accudita da persone interessate ad essa. E, dal momento che nessuno dei suoi familiari condivideva minimamente la sua passione, pensiamo che Egli possa aver preferito passare quanto amorevolmente riunito in una vita da studioso, a qualcuno che ne comprendesse il reale valore, piuttosto che a un parente che ne fosse del tutto ignaro e indifferente. In questa scelta in qualche modo non sbagliò, perchè la sua collezione, dopo alterne vicende, tramite l'interessamento del famoso zoologo L.Piersanti fu acquistata da una Istituzione pubblica (il Museo Civico di Storia Naturale di Roma), ed è ora a disposizione della collettività, con tutti i tesori che essa contiene, e che tuttora costituiscono il vanto della Malacologia italiana.

Al contrario, per quanto se ne sa, la raccolta del suo cugino De Gregorio, fu letteralmente disintegrata, e solo i pochi frammenti che il geologo T. De Stefani riuscì a recuperare si trovano al giorno d'oggi, grazie a Vittorio E. Orlando, nel Museo Regionale di Storia Naturale. Anche per questo Monterosato, o meglio Tommy, come Stefano e io in tanti mesi di corrispondenza abbiamo cominciato a chiamarlo, ci appare come uno Zio saggio, che in qualche modo è riuscito a trasmettere ciò che amava a coloro che egualmente lo amano. E che questo amore cercano ulteriormente di trasmettere, sia pure in forma asettica e digitale, a coloro che non hanno avuto la fortuna di potere avere sottomano le Sue carte e le Sue cose. I ringraziamenti, di solito, si fanno alla fine di una "pubblicazione". In questo caso, però, desideriamo anticiparli: a Riccardo Giannuzzi Savelli, che tanto ha fatto per salvare quanto rimasto, e ce ne ha resa possibile la digitalizzazione; e ad Andrea Soderi che, studiando con pari amore la vita di un contemporaneo e amico di Tommy, il Piccinelli, ci ha fornito tanti dati e aiutato in tante ricerche.

Milo - Messina

2007, ottuagenario della Sua scomparsa

Stefano Palazzi e Laura Ryolo

Nota
Questa ricerca, sostanzialmente completata a Dicembre 2007, viene distribuita ad Aprile 2008 essenzialmente a causa dell'azione giudiziaria in corso nei confronti del signor ***, che ci ha costretto a variare numerose parti del testo.

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