Ricerca e Museologia nelle Scienze Naturali - S. Palazzi

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Walter Renda
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Ricerca e Museologia nelle Scienze Naturali - S. Palazzi

Messaggio da Walter Renda »

da vecchio forum sim-online/forum
da Stefano Palazzi giovedì 28 febbraio 2008, 00:33


Mentre "pulivo" un poco il pc mi è capitato sotto il naso qs brevissimo testo, steso recentemente per altri motivi.

In sostanza esso rimarca che l'aspetto museologico, ovvero la conservazione dei campioni, prima ancora che andare verso il pubblico, la divulgazione e l'esposizione, è un aspetto assolutamente intrinseco e necessario della ricerca naturalistica.

Lo incollo qui sotto, la formattazione ovviamente andrà a pallino, ma spero che i concetti espressi rimangano comprensibili.

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Chiamiamo Scienza un insieme di metodiche intellettive e sperimentali che ci permettono un interagire governato dalla logica nei confronti del mondo che ci circonda.

Ciò che differenzia la Scienza dalla Filosofia è, in queste metodiche, la verificabilità delle assunzioni che si fanno. Un'ipotesi filosofica rimane inevitabilmente tale - ipotesi; un'ipotesi scientifica deve non solo addurre prove logiche, ma anche dati reali, e questi dati devono potere essere confrontabili e verificabili.

Nello specifico campo delle scienze naturali i dati - siano essi forniti da un minerale, una roccia, un fossile o un organismo vivente - hanno un quid specifico: sono intrinsecamente unici. Ogni campione ha specifiche che gli sono proprie e mancano agli altri.

Perchè le Scienze Naturali quindi possano continuare ad essere considerate tali, è intrinsecamente necessaria la conservazione dei campioni studiati. Perchè, in loro mancanza, sono impossibili ulteriori raffronti e analisi, e in sostanza viene a mancare uno dei presupposti basilari perchè una Scienza possa dirsi tale. Per quanto uno studioso abbia potuto descrivere con la maggiore minuzia possibile quanto da lui esaminato, il continuo evolversi delle tecniche porta periodicamente e inevitabilmente a riconsiderare sotto diverse e più moderne angolazioni quanto in precedenza analizzato. In mancanza dei campioni originali, questo non risulta possibile.

Da queste lacune di carattere conservativo nascono in continuazione problemi che tali non sarebbero, se queste lacune non esistessero. Non è assolutamente un caso che le Nazioni più evolute nel campo delle ricerche naturalistiche siano quelle dotate dei migliori Musei.

Infatti la ricerca naturalistica, per le sue proprie specifiche, esige un supporto museologico, che assicuri la sopravvivenza, la confrontabilità e la ri-studiabilità di quanto viene man mano sotto le mani di un ricercatore. In mancanza di tale supporto, diventa inevitabilmente una Scienza di serie B, una Pseudo-Scienza auto-assertiva, che esprime opinioni non più verificabili, perchè sono scomparsi gli oggetti sulle quali quelle opinioni sono state espresse.

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Accade spesso che per motivi storici e /o tradizionalistici, modi di fare che, esaminati alla luce della ragione, appaiono del tutto assurdi, sembrino al contrario essere l'espressione di una perversa normalità.

Un esempio.

In quale conto terreste l'opinone di un critico letterario che esamini una serie di manoscritti, pubblichi le sue idee e i suoi giudizi in merito, e in seguito li distrugga ? Quale credito gli dareste ? Lo riterreste un comportamento responsabile, onesto, credibile ? Credereste alle sue opinioni ?

Eppure, è esattamente ciò che accade per infinite ricerche in campo naturalistico. Dei materiali vengono studiati, pubblicati e poi - per mancanza di tempo e strutture adeguate - lasciati avvilire e infine distrutti. Quando queste situazioni si verificano, però, ad essere sviliti ancora più dei campioni sono i risultati della ricerca, che diventano inverificabili e quindi, inevitabilmente, a-scientifici. Se le carriere infatti si costruiscono forse sulle pubblicazioni, la Scienza avanza sui dati; e i dati, in ambito naturalistico, sono i campioni studiati, non le elucubrazioni svoltesi attorno ad essi.

La ricerca naturalistica, per potersi definire tale, è quindi necessariamente, inevitabilmente, anche conservazione dei materiali fatti oggetto di esame.

A questo punto, vale allora la pena di esaminare un altro paradosso - una prassi comune, indiscussa, accettata, e nonostante ciò del tutto illogica.

Esaminiamolo alla luce di un'analogia.

Si suppone anche solo lontanamente che un ricercatore universitario debba assumersi l'incarico di essere bibliotecario di sé stesso ? Ovvero che curi l'acquisto dei testi necessari alle sue ricerche, l'abbonamento ai periodici, la schedatura di questo materiale bibliografico ?

Naturalmente no. A questo provvede una figura assolutamente necessaria in ogni Ente di ricerca, il bibliotecario, che si assume il carico di lavoro che tenersi aggiornati alla letteratura corrente comporta. Se questa figura non esistesse, il lavoro del ricercatore ne sarebbe enormemente rallentato, se non reso quasi impossibile

Eppure, di una figura di supporto, del tutto analoga e di eguale se non di maggiore importanza, quella del conservatore di museo, ci si scorda regolarmente.

Forse perchè il conservatore non lavora tanto per i ricercatori attuali, quanto per quelli futuri.

Ma ritenere necessario solo ciò che serve oggi, e in nessun conto ciò che servirà domani, è dimostrazione di un'intollerabile miopia. E' segare il ramo sul quale si è seduti.

Perchè di una Rivista delle quali manchino alcune annate, si possono comprare gli arretrati, o alla peggio fotocopiarli o averne copie digitalizzate; ma nulla potrà sostituire materiali che siano stati dispersi per incuria.

Non tenere in conto le esigenze di conservazione dei materiali studiati dai ricercatori naturalistici significa tagliare le gambe alle ricerche future, e addossarle ai ricercatori stessi significa volere che essi diventino anche dei magazzinieri, addossando loro un compito per svolgere il quale non hanno né il tempo né le competenze necessarie.

Le collezioni naturalistiche non sono, per loro natura, uno statico campionario di reperti: sono il prezioso output di ricerche scientifiche del passato e il necessario input di quelle future.

Finchè tutto ciò non sarà pienamente compreso, le ricerche naturalistiche in Italia continueranno ad arrancare, sempre più indietro e sempre più faticosamente a rincorrere quelle dei Paesi più avanzati.
pal
Ciao
Walter
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